29 Marzo 2024
Guillermo Sullings - Presentazione di Torino

Convertibilità dollaro in Argentina come Euro per l’Italia

Guillermo Sullings in questi giorni sta presentando il suo libro “Oltre il Capitalismo Economia Mista “, le cui prossime date sono: domani 18 Novembre a Roma e 19 Novembre a Prato, parla nella presentazione di Milano del contesto in cui è nato il libro nel 2000 in Argentina, in una situazione analoga a quella italiana, dove la convertibilità del Peso con il dollaro ha svolto la stessa funzione dell’Euro per l’Italia, ovvero, parole di Silo: “è servita ai capitali migratori per svuotare il paese, per aumentare il debito estero e per distruggere la nostra industria, generando disoccupazione e povertà”. Mario Luis Rodriguez Cobos (Silo), fondatore del Movimento Umanista, il 14 Maggio 1999, quando il Partito Umanista stava denunciando il tracollo dell’economia argentina causa della convertibilità con il Dollaro, fece l’unico discorso pubblico in Argentina direttamente in appoggio alle proposte del Partito Umanista, che allora era uno dei pochissimi partiti, almeno tra quelli di sinistra, che sosteneva l’abolizione della convertibilità del Peso con il Dollaro.

Lo stesso libro che Sullings stà presentando l’edizione italiana in Italia fu spinto nella sua realizzazione da Silo, proprio in un periodo simile a quello in cui si trova l’Italia e diversi Paesi Europei oggi. Ecco la parte di video di Milano della presentazione del libro di Sullings in cui parla della convertibilità del Peso con il dollaro.

 

Di seguito il video con il discorso di Silo nella Piazza di Mayo nel 1999 dove un tema centrale è il tema della convertibilità.

Di seguito il testo del discorso:

Amici, compagne e compagni.

Lia Mendez ha sviluppato i punti chiave che fanno parte della piattaforma dell’umanesimo:

Lia Mendez ci ha parlato della truffa subita dai pensionati, dello svuotamento delle casse, dell’insicurezza (che non si riferisce semplicemente all’insicurezza fisica nelle strade), ma dell’insicurezza come stile di vita creata dalla disoccupazione crescente, dall’educazione sempre più carente, dalla povertà e dall’emarginazione di cui uno Stato sempre più inesistente non può farsi carico, lasciando tutto nelle mani della dinamica del mercato. L’insicurezza fisica, che è quella più spettacolare, deve cominciare a essere corretta ridefinendo correttamente il ruolo delle forze di sicurezza, riformando i loro programmi di studio e di addestramento e promuovendo l’elezione diretta dei commissari, così come nella carriera giuridica e nell’elezione diretta dei giudici si deve realizzare un importante passo avanti mediante il quale inoltre vengano riscattati i giudici decenti, oggi offuscati da tanti colleghi corrotti. Ha parlato anche dell’immunità dei funzionari che si garantiscono l’impunità nello stile di Pinochet, passando da un incarico all’altro. La legge di responsabilità politica deve servire a rendere responsabile dei propri atti qualsiasi funzionario e nello stesso tempo deve prevedere la perdita dei privilegi e il giudizio politico per ogni candidato eletto che non mantenga le promesse fatte e gli impegni presi. Chiedendo la penalizzazione del delitto ecologico, Lia Mendez ha messo in chiaro che deve essere eliminato il concetto secondo il quale un’azienda può inquinare in cambio di una semplice multa.

Riguardo la Convertibilità (l’equivalenza del peso argentino al dollaro statunitense n.d.t.), il debito estero e la dollarizzazione, le cose sono state esposte molto chiaramente.

La Convertibilità è servita ai capitali migratori per svuotare il paese, per aumentare il debito estero e per distruggere la nostra industria, generando disoccupazione e povertà. La stabilità attuale dipende dall’ingresso di capitali stranieri e dall’indebitamento continuo. Si deve abolire la Convertibilità, garantendo che i debiti della gente vengano mantenuti allo stesso valore in pesos. Si deve modificare il tipo di cambio per fermare la distruzione dell’apparato produttivo e conservare le fonti di lavoro. Si deve garantire la stabilità monetaria mediante il beneficio fiscale da guadagnare non pagando gli interessi del debito estero e chiedendo imposte maggiori a coloro che hanno di più.

Il debito estero, originato dal governo militare e raddoppiato durante il governo di Menem, è la catena che ci fa dipendere dalla banca usuraia e dal F.M.I., che detta le politiche economiche e lavorative al nostro paese. Paghiamo sempre di più e abbiamo sempre meno. E la gente sta sempre peggio. Non si devono pagare più interessi, poiché rappresentano il 15% della spesa. Si è pagato già troppo, e non si può continuare a sacrificare il popolo in favore della banca. Deve essere formata una commissione che studi l’origine di ogni parte del debito, perché c’è stata molta corruzione nella sua formazione, e non verrà pagato ciò che non spetta. E coloro che dicono che se non si paga andrà male, ci spieghino se adesso sta andando bene e come finisce tutto questo se le cose continuano così.

Il progetto di dollarizzazione suppone la consegna totale della nostra politica monetaria alla Riserva Federale degli USA, che passerà a decidere quali banche funzioneranno, a chi dovranno concedere prestiti e a chi no. Se con la Convertibilità già dipendiamo dai capitali stranieri, a partire dalla dollarizzazione saranno direttamente gli USA a decidere, insieme alla banca straniera, quanto denaro deve circolare in Argentina, e chi lo deve avere. Si deve rafforzare la stabilità della nostra moneta con guadagno fiscale. Eliminare la dollarizzazione dall’economia e fare accordi con paesi della regione, per creare una moneta latinoamericana che permetta il commercio internazionale a prescindere dal dollaro.

Queste idee devono essere messe in moto con urgenza, non c’è molto margine per continuare così soprattutto a partire da queste crisi che stanno precipitando e che stanno segnando un cambiamento importante nel quadro generale della situazione.

Molti pensano che non sia possibile cambiare lo stato delle cose data la situazione regionale e mondiale nella quale la globalizzazione sta decidendo le situazioni. In primo luogo, la cosiddetta “globalizzazione” non è altro che l’estensione dell’influenza dell’impero yankee che giorno dopo giorno impone i suoi parametri. Si tratta di una globalizzazione diretta e non di un processo che risulta dal semplice svolgimento della storia come succede, in effetti, con la mondializzazione che si sviluppa in tutte le direzioni e a tutte le latitudini, e nella quale le influenze di alcuni punti su altre, di alcune culture su altre, di alcune religioni, di alcuni stili di vita, sono reciproche e contribuiscono all’interscambio nella direzione di una civilizzazione totale e, in definitiva, nella direzione di una nazione umana universale… Questa nazione umana universale, questa pluralità di popoli, questa diversità nell’unità umana tende a svilupparsi nonostante l’uniformità che hanno preteso di stabilire gli imperi nel loro momento di massima espansione. Ora entriamo nel momento in cui un impero sta raggiungendo il suo massimo potere, in cui sta soggiogando gli stili di vita dei popoli e in cui sta spazzando via le entità nazionali e culturali. Tutto questo lo sta facendo con denaro e baionette e, di conseguenza, non augura un finale civilizzato per se stesso e per i popoli che sono caduti sotto la sua influenza.

Tutto questa va accompagnato da un’enorme decomposizione che irradia da quel centro verso i luoghi più remoti. Un impero che internamente entra in putrefazione, nel quale i tassi di delinquenza, alcolismo, droga, suicidio e depressione crescono senza freno, nel quale i bambini cominciano ad assassinarsi tra di loro, nel quale la vita degli adulti ha perso senso, nel quale la vita degli anziani è un lungo ricordo di frustrazione. Un impero che comincia a essere modello delle minoranze privilegiate dei popoli dipendenti, un impero del quale hanno il culto i decadenti di tutte le latitudini, poco a poco comincia il suo declino, ma questo non è tanto facile da comprendere nei momenti del suo apparente splendore. Stando così le cose, quando le crisi del sistema si succedono, cominciano a svilupparsi anche le nuove idee e i nuovi impeti di libertà.

Di cosa discutiamo quando ci parlano di economia globalizzata, di diritto internazionale globalizzato! Per noi si tratta semplicemente di pratiche imperialiste di dominazione e in questi casi i pretesti sono di qualsiasi tipo. Prendiamo per esempio il blocco economico criminale imposto a Cuba decenni fa; prendiamo l’ultima crisi nella quale sono stati scagliati i popoli dell’Europa… Attraverso un’alleanza militare, gli Stati Uniti intervengono fuori dal continente, bombardano i Balcani e passano sopra alle Nazioni Unite che si suppone siano il foro internazionale destinato alla discussione e alla soluzione dei conflitti. Niente di tutto questo ammette pretesti di situazione, perché ultimamente è sufficiente dire che qualsiasi cosa facciano gli Stati Uniti in qualunque luogo del mondo si giustifica con la “difesa dei loro interessi”. Così già non è necessaria argomentazione alcuna.

Il nostro paese e la regione latinoamericana devono cercare la loro via di liberazione e di sviluppo, quella via che non sarà sicuramente quella che ci viene imposta con il pretesto della “globalizzazione”. Il Partito Umanista propone la sua via di azione e logicamente si oppone allo schema imposto attualmente. Nel momento attuale è particolarmente opportuno avanzare nelle proposte e nell’azione… Il governo vacilla e le critiche si fanno sentire da tutti i settori sociali.

È evidente, Carletto (Menem, n.d.t.) che la tua fortuna è finita! È evidente ora ciò che diciamo da molto tempo: questo modello si sta esaurendo solo che molta gente è un po’ lenta di comprendonio e crede che Menem abbia appena cominciato il suo mandato. È già possibile che questo funzionario rinunci e si rifugi nei benefici del pensionamento come abbiamo detto anche in altre occasioni. Abbiamo chiesto da un po’ questa rinuncia, ma è cambiato qualcosa perché i conformisti di allora, quelli che ci guardavano con sufficienza, adesso si strappano le vesti davanti alla nostra esortazione e gridano che è anticostituzionale chiedere la rinuncia di questo funzionario. Adesso che si intravede questa possibilità, le persone timorate dicono che questa sarebbe una catastrofe, che sarebbe molto grave una nuova rinuncia alla Alfonsin prima che termini il periodo costituzionale. In realtà questa non sarebbe una catastrofe ma una figuraccia. Questa non sarebbe una tragedia, sarebbe semplicemente una conferma del fatto che questo schema non funziona e che le alternanze tra radicali e giustizialisti sono, come direbbero i musicisti, “variazioni sul tema”. Forse, se questa rinuncia accadesse, dovremmo ringraziare il funzionario presidente perché apre la strada, perché dimostrerebbe a tutto il paese che è il sistema che deve cambiare, che non si tratta più di quella ridicola alternanza bipartitica, ma di cominciare a elaborare un nuovo schema, un nuovo sistema nel quale si possa cominciare la ricostruzione del paese… ma il funzionario presidente non vorrà rinunciare sebbene la situazione vada deteriorandosi giorno dopo giorno, e sebbene debba retrocedere nelle sue presunzioni, come è appena successo con i tagli all’educazione.

L’analisi di questo caso è molto interessante, perché mostra che ci sono le condizioni per approfondire una lotta nella quale si intravede la possibilità della generalizzazione del conflitto del quale trattori, blocchi stradali e blocchi in tutto il paese hanno fatto parte degli elementi che possono canalizzare una grande marcia federale, nella quale si esprimano i reclami dei lavoratori agricoli, industriali e anche dei disoccupati, unendosi oggi alla lotta degli studenti in un insieme capace di fare parte dell’avanguardia attiva del futuro sciopero generale. Tuttavia, il frammentato movimento operaio sembra disperare delle sue possibilità e ci sono senza dubbio posizioni che devono essere riviste. Questo è il caso di certe posizioni nelle quali si considera la trasformazione dei sindacati per industrie in sindacati per imprese e che complottano direttamente contro l’unità del movimento operaio, allo stesso modo in cui si deve rivedere la cosiddetta “neutralità” politica di alcuni gruppi sindacali che in realtà sono compromessi con il partito di governo o con l’Alleanza e che, pertanto, servono gli interessi dei padroni. Questi gruppi devono definire posizioni politiche e impegnarsi con una proposta di cambiamento delle strutture del paese e a favore della sanzione della Legge di Proprietà dei Lavoratori che ha proposto l’umanesimo nel suo materiale di base di proposte, cioè nel suo Libro Arancione che ha portato agli economisti e ai referenti del movimento operaio.

Ma mentre la crisi si acuisce, aiutata anche dalla crisi mondiale del sistema, il funzionario presidente non potrà rinunciare perché tale cosa comprometterebbe la situazione generale. I suoi supposti successori, siano essi del suo partito o della falsa opposizione, stanno elaborando un patto di governabilità, un patto che garantisca non un terzo periodo ma semplicemente la conclusione di questo secondo periodo di sbagli. Questa corte dei miracoli si appresta a continuare il circo nel quale non mancano gli equilibristi, i saltimbanchi e i nani, soprattutto i nani. Loro pensano alla successione, pensano a sostenere il governo e, nello stesso tempo, devono mostrare all’opinione pubblica che non hanno condiviso il potere ma che, in ogni caso, sono stati sue vittime. Come pretendono di farci credere che non hanno niente a che vedere con questo governo se gli sono attaccati dal 1989? Uno come vicepresidente e poi governatore di Buenos Aires, un altro come vicepresidente e adesso come candidato a governatore di Buenos Aires, un terzo come candidato a vicepresidente nella formula con cui accompagna Duhalde dopo essere stato il delfino di Menem, dopo aver governato Tucuman lasciandola in rovina e nel disordine in modo che Bussi, il repressore, ha potuto restare dirigendo quella provincia… Ma ci sono anche i saltimbanchi che sfruttando una banca peronista si sono ispirati per fare il salto e associarsi adesso ai radicali in una Alleanza senza sostanza che ha cominciato la sua gestazione quando un governatore peronista ha formato un falso partito e ha ottenuto 5 milioni di voti. Ovviamente questa avventura è finita nella vergogna e adesso si trova a mendicare un posto di funzionario nel supposto futuro governo di Duhalde, il suo vecchio nemico. Non stiamo parlando di nani e saltimbanchi semplicemente perché ci divertono in questo grottesco spettacolo, ma perché è un obbligo ricordare l’errore continuo di un elettorato che è stato ingannato con grande facilità dai corrotti e dai traditori. Dobbiamo chiederci nuovamente se milioni di argentini di buona fede torneranno a ripetere i loro errori in una ruota che fa ricordare una certa tragedia greca. Come già si comincia a capire, la vecchia sentenza secondo la quale i popoli non si sbagliano ha smesso di essere un dogma di fede perché, così come succede con le persone, con i popoli accade che a volte fanno giusto e a volte si sbagliano. È ora di cambiare condotte e di seguire un metodo di igiene mentale e politica, quel metodo consiste nel non appoggiare nuovamente tutti quelli che hanno tradito o che abbiano mancato alle loro promesse tradendo le speranze del popolo. Facile compito per cominciare a cambiare rotta: non appoggiare nuovamente i traditori! In questo modo, probabilmente non dovremo ripetere nelle prossime campagne ciò che ci siamo abituati a dire: “Lei si sbaglierà nuovamente!” Ora, cosa dobbiamo fare? A nostro giudizio è ora di cominciare a costruire seriamente l’opzione, per questo si devono convocare tutte le forze progressiste dalla base sociale perché riconoscendosi nella diversità delle concezioni e del linguaggio si cominci a camminare nelle azioni concrete di opposizione a questo modello. L’unità di azione è l’unica via possibile perché l’altro atteggiamento, quello classico, quello di sempre, quello di cercare le differenze irriconciliabili invece dei complementi è già stato troppo esplorato e sappiamo bene come finisce. Il Partito Umanista propone chiaramente che non si tratta della formazione di fronti elettorali ma di far crescere l’azione unitaria in un sistema di coordinamento di forze progressiste e questo dovrà svilupparsi davanti all’incomprensione di alcuni che, inevitabilmente, resteranno emarginati da questo nuovo processo che la storia sta offrendo.

Unità nella diversità! Unità nell’azione! Unità nella lotta contro questo modello! Unità coordinata di tutte le forze progressiste!

In questo giorno di riaffermazione dello spirito umanista, un forte abbraccio a tutti!

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