Il tema della distribuzione del reddito è fondamentale , perché ci potrebbe essere un’alta percentuale di occupazione ma tutti con stipendi da fame.
La “flessibilizzazione” lavorativa è uno degli ultimi nefasti tappa buchi del fallimentare sistema economico neo-liberista.
Ecco gli effetti nefasti della “flessibilizzazione”:
1) Facilita il licenziamento del lavoratore, facendo aumentare la disoccupazione.
2) Il timore dell’instabilità porta i lavoratori a competere tra loro per non essere tra i possibili licenziati, così si riesce a sfruttare maggiormente i lavoratori, pagandoli meno e usandone meno e quindi aumenta la disoccupazione.
3) Le grandi imprese, che hanno bisogno di tanto personale senza formazione, fanno ruotare il personale sfruttando al massimo le persone che faranno di tutto per rimanere impiegate; questa dinamica diminuisce il volume degli indennizzi. La flessibilizzazione induce così anche alla precarizzazione delle condizioni lavorative che venivano tutelate in precedenza.
4) I nuovi posti di lavoro che si creano grazie al basso costo del lavoro nascondono una maggiore diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza.
5) La paura di perdere il lavoro dovuto alla precarietà depotenzia le lotte sindacali.
6) La qualità della vita dei lavoratori diminuisce rapidamente, per i salari bassi, per il livello di sfruttamento, per la pressione psicologica e l’angoscia di perdere il lavoro.
In sintesi la flessibilizzazione del lavoro è uno strumento di sfruttamento ed eliminazione della protezione dei lavoratori.
I lavoratori e gli imprenditori, vittime di uno stesso sistema
Il Sistema Economico attuale non solo genera disoccupazione ma produce anche il fallimento delle piccole e medie imprese che dipendono dalle regole imposte dalle multinazionali e dalle banche con i loro tassi usurai.
Sta fallendo il Sistema Economico Capitalista (così come fallì , con altre dinamiche, quello del Socialismo Reale), per il sovradimensionamento dell’apparato finanziario, che ha proseguito la strada di accumulazione del capitale propria del Capitalismo. Questa accumulazione sproporzionata ha il suo inizio nelle contraddizioni originali del Capitalismo: la distribuzione dei guadagni nelle imprese.
Infatti il “libero mercato” significa che chi ha il capitale applica la legge del più forte, determina quanto deve guadagnare il lavoratore, così il capitale si è accumulato e moltiplicato, comprando anche il potere politico. La legge del “libero mercato”, ovvero la legge della Giungla, dove i più forti eliminano i più piccoli, ha emarginato lavoratori ed imprenditori.
E’ arrivato il momento che la forza dei deboli, ovvero la forza organizzata degli esseri umani ispirata dai principi di solidarietà ed equità, si attivi per cambiare questo stato di cose.
La partecipazione dei lavoratori come soluzione alla disoccupazione e per la redistribuzione della ricchezza
- La radice del problema è la distribuzione arbitraria dei guadagni ed il potere di decisione nelle imprese.
- Chi avvia un impresa è ragionevole che decida su come disporre del proprio capitale, così come è giusto che chi si aggiunge a quella impresa anche solo con il proprio lavoro abbia voce in capitolo sulle decisioni che influenzeranno non solo chi avviato l’impresa ma tutti coloro che vi partecipano.
- La rendita quindi va a chi investe i propri capitali in un impresa ma anche al lavoratore, che mette i propri sforzi, la sua capacità e rischia il proprio futuro e quello della propria famiglia.
- E’ necessario che non tutto il guadagno di un’impresa venga consumato ma che una parte sia reinvestita, così come il nuovo risparmio non sia solo di proprietà del capitale iniziale, ovvero che sia risparmio di tutti quelli che hanno partecipato alla sua formazione (sia il capitalista che il lavoratore).
- Se i progressi tecnologici ci permettono di produrre senza lavoro umano allora che i benefici derivanti vengano goduti da tutti, con più tempo libero e le nostre necessità soddisfatte, invece di pochi arricchiti e molti emarginati.
- Solo un Sistema di Partecipazione dei Lavoratori alla proprietà, ai guadagni e alle decisioni nell’impresa garantirà il reinvestimento produttivo che generi nuovi fonti di lavoro, invece dell’investimento speculativo nel circuito finanziario.
Il Nuovo Ruolo dei Sindacati
- Di fronte allo strapotere del Capitale finanziario sugli Stati, sulle imprese e su tutta la società, i sindacati non possono solo difendere il salario o i posti di lavoro che diminuiscono.
- Se un imprenditore vuole minimizzare il rischio nel caso l’impresa vada male cerca di indennizzare il meno possibile i lavoratori e chiede condizioni precarie al lavoratore. Perché il lavoratore dovrebbe partecipare al rischio di impresa se non può partecipare anche al rischio positivo ovvero ai guadagni nel caso le cose vadano bene?
- Nell’impresa il lavoratore non è un costo, è un attore attivo che si sforza perché l’impresa funzioni, così come dovrebbe fare chi mette il capitale, tutti cercano di essere sempre più efficienti, di fare in modo che la tecnologia liberi l’uomo dai lavori meccanici, ma tutti devono partecipare ai benefici di tali traguardi. Non ci sono quindi interessi opposti tra chi mette il capitale e chi mette il lavoro, è una sfida per tutti , per il progresso e lo sviluppo.
- Il ruolo del sindacalismo nel momento attuale dovrà dirigersi , invece di cercare di resistere all’implacabile avanzare della Gigantesca macchina del Potere del Capitale, a disattivare tale macchina inumana, organizzando i lavoratori perché partecipino alla proprietà, ai guadagni e alle decisioni nelle imprese.
Sistema di proprietà partecipata dei lavoratori
La lotta dei lavoratori dovrà tendere ad ottenere delle leggi che regolino e incentivino la partecipazione dei lavoratori nei guadagni, nella proprietà e nelle decisioni delle imprese.
Campi di lotta:
- Elaborare proposte pratiche di implementazione in casi precisi legati a un determinato settore lavorativo
- Premere perché i governi incentivino le imprese che danno partecipazione ai lavoratori
- Chiedere che tutte le imprese in difficoltà prima di essere dichiarate in fallimento possano riorganizzarsi con un sistema di partecipazione dei lavoratori e ricevere aiuti finanziari dallo Stato
- Discutere tra lavoratori, imprenditori e specialisti i diversi aspetti dell’implementazione
- Organizzare seminari, incontri e conferenze per diffondere le proposte, in modo da infondere fiducia nei lavoratori che sia un diritto reale fondato ed implementabile
Come dovrebbe essere il valore del salario
- l’economia deve essere al servizio dell’essere umano, dovremmo mettere la necessità di tutta l’umanità davanti a qualsiasi criterio di efficienza imprenditoriale
- produttività e successi macro-economici al servizio dell’umanità
- abbiamo un problema di distribuzione della ricchezza non solo tra le famiglie e i lavoratori ma anche tra le imprese piccole e quelle grandi
- Lo Stato coordinatore determina il salario minimo e monitora i prezzi che le grandi aziende, che hanno grandi guadagni, non devono aumentare: devono assorbire l’aumento del salario.
- le piccole imprese che invece già fanno fatica a stare in piedi con i bassi salari devono poter usufruire degli incentivi dello stato per garantire il salario minimo ( previa verifica, riceveranno sussidi, assistenza finanziaria e verrà facilitata la partecipazione dei lavoratori alla proprietà dell’impresa)
- Il salario minimo di chi sostiene una famiglia dovrà essere corrispondente a una somma calcolata come sufficiente al sostentamento decoroso della famiglia stessa in base a un paniere statistico (negli altri casi dovrà essere comunque almeno il 75% di tale paniere)
Alcune idee sulla partecipazione ai guadagni
- Tutte quelle imprese che coprono tranquillamente il salario di base e riescono ad avere guadagni imprenditoriali possono iniziare a dare una parte di guadagno al lavoratore, oltre al salario base
- La proprietà sul capitale da il diritto di sfruttare il proprio capitale ma non di sfruttare i lavoratori.
- Inoltre il capitalismo incentiva la crescita di guadagno di pochi, i capitalisti, e disincentiva quello di molti, i lavoratori – quindi è inefficiente fin dalla sua concezione.
- Il capitalismo nelle grandi imprese, multinazionali e banche opera come disincentivo all’investimento produttivo , perché i grandi capitali si orientano verso la speculazione finanziaria o l’acquisto di imprese che già funzionano, piuttosto che crearne di nuove.
- La partecipazione dei lavoratori ai guadagni dell’impresa oltre determinare un rapporto più equo tra Capitale e Lavoro, corrisponde ad un sistema economico orientato ad un continuo reinvestimento produttivo, per l’incentivo dei lavoratori che se ne sentono parte.
Esempi di Legge relative alla partecipazione dei guadagni
- Art. Tutte le imprese dovranno assumere il Regime di Distribuzione dei Guadagni tra i Lavoratori
- Art. Il Guadagno è la rendita tolte tutte le imposte. I Salari sono conteggiati come Costi e non possono essere calcolati come distribuzione dei Guadagni.
- Art. I salari presi in precedenza che eccedano a 5 Salari Base, vengono considerati anticipi di distribuzione del guadagno e non come costi.
- Art. I salari che eccedano 5 volte quello base, saranno condizionati alla legge di assegnazione dei guadagni.
- Art. I titolari della proprietà del capitale e con funzioni operative. le loro pensioni vengono calcolate come salario base e l’eccesso sarà considerato anticipo di guadagno.
- Art. Tutti i lavoratori che lavorano nell’impresa parteciperanno ai guadagni nella misura concordata tra imprenditore e lavoratori e rispettante i limiti dilegge.
- Art. I lavoratori che capitalizzano i propri guadagni, parteciperanno ai guadagni futuri sia per la quota di partecipazione al lavoro sia per quella di capitale.
Osservazione sugli articoli
- Perché tutte le retribuzioni dal valore di oltre cinque volte il salario di base diventano anticipo di guadagno? Perché così si fa in modo che prima si assicuri a tutti il salario base e tutto ciò che è oltre sarà frutto della partecipazione attiva di tutti, che saranno incentivati a produrre questa eccedenza.
- Se ci sono problemi, prima si affronteranno con le riserve e poi con la contrazioni dei guadagni ma mai con i licenziamenti o la riduzione del salario di base.
- Quando l’impresa va bene, per tutti arrivano più soldi grazie alla redistribuzione dei guadagni; quando le cose invece vanno male ci sarà minor guadagno per tutti e se il bilancio di quell’azienda non coprisse nemmeno i salario di base, dovrà chiedere un intervento da parte dello Stato
- Definire che il guadagno distribuibile è quello al netto delle imposte significa lasciare allo Stato la funzione, tramite le imposte, di tassare le grandi rendite, con più intensità per quelle che danno pochi posti di lavoro. Il tetto dei 5 salari di base limita il dislivello tra le retribuzioni tra manager e lavoratori.
Il potere di decisione ai lavoratori
La partecipazione dei lavoratori ai guadagni senza il potere di decisione aziendale potrebbe essere un arma contro il lavoratore perché l’imprenditore potrebbe falsificare I dati e far risultare che non c’è guadagno e quindi pagare solo Il salario minimo.
- Art. Nelle aziende I lavoratori possono richiedere l’intervento del ministero per esercitare voce in capitolo nelle decisioni aziendali.
- Art. La designazione delle figure decisionali dell’impresa dovrà essere esaminata dall’Assemblea dei Lavoratori, potendo indicare candidati o rimuovere cariche
- Art. I soci capitalisti possono proporre le cariche e sottoporle all’assemblea dei Lavoratori che può approvarle completamente o in parte od obiettarle.
- Art. L’Assemblea dei Lavoratori può designare delegati che li rappresentino nelle riunioni soci, direttori e dirigenti, contando su voce e voto per le decisioni.
Sintesi
- Tutti i lavoratori avranno diritto a un salario di base che copra il costo del paniere familiare, oltre a una partecipazione ai guadagni dell’impresa.
- La partecipazione dell’insieme dei lavoratori ai guadagni dell’impresa non potrà essere inferiore al 25%.
- Come minimo il 20% dei guadagni Capitale e del Lavoratore formerà un Fondo di Riserva per il reinvestimento produttivo, che garantisca la generazione di nuovi posti di lavoro.
- I lavoratori riceveranno azioni dell’impresa, per il valore dei loro guadagni, che formano il Fondo di Riserva, con cui parteciperanno alla proprietà dell’impresa.
- I lavoratori parteciperanno alle decisioni imprenditoriali, con un potere di voto del 33% come minimo, più i voti corrispondenti per essere proprietari di azioni.
Questo testo è un rielaborato della sezione Proprietà Partecipata dei Lavoratori del Libro “Economia Mista, Oltre il Capitalismo” di Guillermo Sullings, economista ed attivista del Partito Umanista in Argentina.