8 Dicembre 2024
Valerio Colombo - Chianciano La Sinistra. La Crisi. L'Alternativa.

L’esperienza italiana nell’euro e una politica monetaria alternativa

Riportiamo  il discorso del 16 Gennaio 2016,  di Valerio Colombo, alla facoltà di economia di Atene, per un convegno sul tema dell’Euro, organizzato da un centro studi collegato ad Unità Popolare (Ma Ko Me), che nella veste di rappresentante del “Partito Umanista Internazionale” e del “Coordinamento della Sinistra contro l’Euro” 

Partendo dal presupposto non economicista che la moneta non sia un semplice mezzo di scambio ma sia il fulcro istituzionale della relazione tra la società e l’economia e quindi il principale strumento di esercizio della sovranità nell’economia – si parla infatti di “Sovranità Monetaria” – è importante percorrere un breve cammino sintetico che cerchi di proporre una analisi politica di come si è arrivati all’Euro (tenendo come punto di vista specifico quello dell’Italia).

Alla fine di questo excursus potremo affermare che di fatto stiamo assistendo a un attacco diretto all’assetto degli stati democratici così come li abbiamo vissuti dal dopoguerra ad oggi.

In particolare è stato ormai completamente demolito il progetto dell’Europa dei Popoli, dell’Europa Socialdemocratica formata da Stati costituzionali, fondati sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – che fu una delle grandi conquiste del dopoguerra.

Vediamo a grandissime linee i capisaldi fondamentali di cui tenere conto:

  • Dal dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino, l’Europa “socialdemocratica” è servita al mondo capitalista per fare da cuscinetto verso la cortina di ferro… occorreva mostrare un capitalismo dal volto umano.
  • Nel ’71 gli Stati Uniti (Nixon) rompono unilateralmente i patti di Bretton Woods interrompendo la convertibilità in oro del dollaro.
  • Negli anni Settanta negli Stati Uniti inizia una restaurazione del potere del grande capitalismo: fino a quel momento c’erano state politiche che si potrebbero chiamare fortemente keynesiane, con un aumento del welfare state e anche del livello di democrazia. Ma negli anni Settanta inizia una vera e propria “restaurazione” (Chicago Boys – fine delle politiche Keynesiane – Neoliberismo)
  • All’Europa viene concesso più tempo (forse a causa della sua posizione nella guerra fredda?) ma già all’inizio degli anni Ottanta le cose cominciano a cambiare (per esempio in Italia col divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro dell’83 che in seguito fu definito dallo stesso Andreatta che ne fu l’artefice come una sorta di minigolpe e che di fatto tolse già allora all’Italia gran parte della sua sovranità monetaria provocando un’impennata dei servizi sul debito pubblico.
  • Il binomio Thatcher – Reagan fu l’epicentro del fenomeno di marginalizzazione internazionale dell’intervento statale, soprattutto per quanto riguarda il Welfare State.
  • In Italia iniziò un attacco alla classe politica attraverso l’associazione di essa a una generalizzata corruzione e un generalizzato “clientelismo” . Si inizia a proporre il paradigma che la classe politica in quanto corrotta per sua natura non debba poter controllare l’economia – meglio lasciare il controllo al Mercato. Questa viene proposta come una vera e propria ideologia quasi di tipo religioso, diffusa anche attraverso la cultura pop degli anni ’80 (yuppismo, tutti manager, abbondanza per tutti col mercato) – un vero e proprio martellamento “psichico” di questi temi negli anni Ottanta.
  • È evidente (indipendentemente dai reali livelli di corruzione dei singoli politici) che si è trattato di un vero e proprio attacco ideologico, che in definitiva non si è scagliato contro i politici, ma contro la sovranità democratica dello Stato (siccome la democrazia è controllata dai politici che sono corrotti è meglio instaurare una Plutocrazia o meglio una Mercatocrazia in cui gli strumenti più potenti di esercizio della sovranità (quelli monetari) non siano più a disposizione della “Casta”.
  • Ciò ha prodotto un’esplosione del debito pubblico a causa di questo tipo di operazione (il divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro ha prodotto tassi di interessi a fronte di emissione di moneta attraverso titoli di stato non più calmierati dalla Banca Centrale e quindi preda della speculazione). A un certo punto si è arrivati ad emettere titoli a un tasso di interesse del 20% e questo ha prodotto un’esplosione del debito pubblico, non certo a causa di un eccesso di spesa. La spesa non è aumentata, sono aumentati semplicemente gli interessi. E sappiamo che siccome gli interessi producono una crescita di tipo esponenziale nel giro di pochi anni hanno prodotto il raddoppio del debito pubblico.
  • Debito pubblico che una volta esploso è stato usato “strumentalmente” per screditare ancor di più il sistema politico in quanto tale. “Corrotti e spendaccioni!”
  • Alla fine degli anni Ottanta, col crollo del muro di Berlino, non c’era più bisogno di un cuscinetto europeo tra il mondo capitalista e quello ormai ex-socialista. Anzi. L’Europa del Welfare, il modello di capitalismo dal volto umano diventano un cattivo esempio, un vero e proprio ostacolo al trionfo del grande capitale internazionale che sta cercando di impossessarsi finalmente e definitivamente del mondo in fase di globalizzazione. Una sorta di ultimo baluardo di un mondo che si vuole decretare come finito “Ma guarda gli europei che pretendono ancora la sanità pubblica, l’istruzione pubblica gratuita, come sono socialisti – ma sono pazzi? Le cose bisogna comprarsele: devono essere privatizzate”.
  • Ecco allora – e arriviamo finalmente alla “guerra dell’Euro” – che grazie a tradimenti e a vari tipi di infiltrazione (tutto sommato già ben documentati a livello storico) si opera affinché il Parlamento Europeo perda sempre più potere e sempre di più ne assumano organismi non eletti democraticamente (e quindi più manipolabili da parte degli interessi in questione) come la Commissione Europea.
  • Dal TFU e Maastricht in poi prevale un modello di Europa totalmente ideologizzata, anzi catechizzata sui parametri del neoliberismo più sfrenato.
  • L’Euro viene deliberatamente architettato senza i necessari meccanismi di redistribuzione fiscale, di armonizzazione di area monetaria, di convergenza economica finalizzata al mantenimento e al miglioramento del tenore di vita della popolazione.
  • Si tratta di un meccanismo strutturato per mettere i paesi in competizione tra di loro. Una bomba ad orologeria che a detta dei suoi stessi creatori (es. Prodi) avrebbe prodotto una vera e propria crisi di sistema:

PRODI: Prodi: “Bè, le difficoltà erano prevedibili. Quando creammo l’euro, la mia obiezione, da economista (e ne parlai con Kohl e tutti i capi di governo) fu: come possiamo avere una moneta comune senza condividere i pilastri finanziari, economici e politici? La risposta intelligente fu: per il momento facciamo questo balzo in avanti. Il resto seguirà…1

Si è visto cosa è seguito

  • La scusa era che questa crisi avrebbe a un certo punto obbligato tutti “a prendere le decisioni giuste che altrimenti non si sarebbero potute prendere”. Dicevano che “alla fine questa grande crisi avrebbe obbligato a prendere le decisioni che avrebbero portato a una vera Europa dei Popoli”.
  • Di fatto però questo meccanismo a orologeria è esploso con la detonazione della crisi del 2008 e quello che ha prodotto è stato un conflitto tra i paesi del nord e del sud dell’Europa.
  • L’asimmetria economica tra l’ex area del marco e i paesi mediterranei ha portato inevitabilmente a un indebitamento di questi ultimi verso i primi a causa di un sempre maggior disavanzo commerciale.
  • AsimmetriaÈ diventata una vera guerra quando ci si è irrigiditi (per il caso greco) sui parametri di Maastricht – nonostante in passato ci fossero state significative violazioni da parte di paesi importanti (Germania) – e si è deciso di non intervenire per il salvataggio della Grecia (sarebbero bastate poche centinaia di miliardi rispetto alle migliaia che sono state bruciate) per farne un “esempio” di come non ci si deve comportare – non è giusto che chi “ha debiti” sia aiutato gratis!

Si sarebbe potuto gestire la situazione in modo semplice, ma di fatto si è scelto di farla scoppiare.

  • Di fatto i greci sono stati e sono tuttora sottoposti a una vera e propria occupazione da parte della Troika o come la si vuole chiamare ora (Commissione Europea + BCE + FMI) (che evidentemente fa gli interessi dei paesi nord-europei, capitanati esplicitamente dalla Germania).
  • L’Euro c’entra perché l’aver instaurato un regime di cambio fisso in un’area economica non convergente senza aver prima messo a punto eventuali meccanismi di compensazione ed armonizzazione, ma anzi avendo creato meccanismi di esasperazione della competizione all’interno dell’area monetaria non poteva che produrre uno sbilanciamento permanente dei saldi commerciali e l’indebitamento (soprattutto privato, ma anche di titoli di stato) di alcuni paesi verso altri.
  • In più è stata creata una BCE senza i veri poteri di Banca Centrale e senza nessun tipo di controllo politico, con l’esasperazione del principio dell’indipendenza della BCE come se si trattasse del quarto potere della democrazia (ma dove sta scritto nelle Costituzioni ?!?). Chi l’ha detto che la banca centrale deve essere indipendente? È un dogma neoliberista inoculato nel DNA dell’opinione pubblica a tradimento e senza nessun fondamento giuridico – un tradimento di tutti i principi fondativi degli stati moderni. Proprio una cosa che non si può vedere. Una Banca Centrale non controllata e con il solo compito di contenere l’inflazione (visto che alla crescita illimitata ci pensa il mercato). Fede nel mercato! La Banca Centrale deve contenere l’inflazione perché sennò gli Stati spendaccioni producono l’inflazione della Repubblica di Weimar e mandano tutto in crisi.
  • In questo momento sembra che ne stiano uscendo vincitrici le nazioni del nord. Ma di fatto possiamo osservare che anche in quei paesi il livello di povertà è aumentato (come succede in tutte le guerre).
  • Forse le élite del nord ci stanno guadagnando, ma i popoli sono sempre più tartassati, anche perché per mantenere l’asimmetria sono stati ridotti i salari e depressi i consumi interni – politiche che hanno scaricato l’aumento di competitività sul popolo. Però gli è stato raccontato è che la colpa è che quelli del sud spendaccioni e pigri dovevano essere aiutati, obbligando i governi del nord a far stringere la cinghia ai propri cittadini. Questo è solo uno dei tanti esempi del fatto che Tutti i popoli, sia quelli del sud che quelli del nord, sono colpiti da vere e proprie “psicobombe”

Vediamo le principali “psicobombe” con cui viene colpito il popolo italiano:

    • Noi siamo terrorizzati dall’immagine debito pubblico “che sarà ereditato dai nostri pronipoti” – il male! il debito pubblico ci viene proposto come il male in sé!
    • dal ritorno alla “liretta” che svalutandosi farà decuplicare(!!!!) i prezzi del carburante, generando carestie e carneficine, nonché un’inflazione che la Repubblica di Weimar in confronto non è niente. Che ci vorrà una carriola di soldi per comprare un gelato! Ti producono questa immagine con una violenza tale da farti passare subito ogni possibile immagine di uscita dall’euro. Aggiungendo toni emotivi alterati e accusando di follia chi propone la cosa.
    • Oppure – e qui andiamo in un campo più sottile – ci convincono della corruzione che abbiamo come popolo di evasori, prepensionati e bamboccioni fannulloni che in qualche modo ci rende colpevoli e meritevoli di essere controllati da un’”Europa” moralizzatrice e paternalista – meglio di noi – che ci fa fare i compiti per il nostro bene… somministrandoci medicine amare ma necessarie… Questa dei compiti a casa fa venire proprio un vaffa… fateveli voi i compiti! Devi estrarti due litri di sangue e buttarli nel lavandino – è una medicina amara ma necessaria…
    • I Popoli del Nord invece sono spaventati, per esempio, dal fatto di dover pagare loro per la lascivia e l’accidia degli improduttivi popoli del sud – la fascia dell’aglio, così ci chiamano – capaci solo di indebitarsi e di lavorare poco. Vere e proprie bombe per metterci l’uno contro l’altro.

(Quando il loro aumento di povertà deriva evidentemente dalle politiche di svalutazione competitiva [sleale] operata dalle loro classi dirigenti utilizzando la repressione del mercato interno e la riduzione dei salari).

Sembrano i cinegiornali dell’Istituto Luce durante la seconda guerra mondiale

  • Alla fine nessun popolo potrà uscire vincitore – quello che succede è che andando avanti in questo modo si finirà semplicemente con la fine del modello europeo, quello che invece era interessante: quello dell’Europa dei popoli, del welfare, della convergenza solidale verso un benessere comune.
    È evidente che c’è stato un sabotaggio perché oggi l’Europa non è altro che un sistema di dominazione economicista.

È molto importante rendersi conto di questo processo

Il problema è che l’Euro è la diretta conseguenza della svolta ordoliberista che ha intrapreso il progetto europeo almeno dal TFUE e Maastricht in poi.

Come ho detto all’inizio, infatti, bisogna vedere la moneta non come semplice mezzo di scambio ma come istituzione di esercizio della sovranità monetaria…

Paragoni con la seconda guerra mondiale:2

Le conseguenze economiche della crisi post 2008 sono state peggiori di quelle della seconda guerra mondiale.

Si è creato un vincolo “esterno” che mette in pericolo l’ordinamento costituzionale, in quanto viene anteposto ai suoi principi fondativi.

In questo modo si sono privati gli Stati Nazionali della propria sovranità senza sostituirli con uno stato federale i cui vertici siano eletti democraticamente.

Diversi giuristi in Italia stanno denunciando esplicitamente l’incompatibilità tra i trattati europei e la nostra costituzione.

Il Panorama politico italiano:

La sinistra italiana ha da sempre manifestato un vero e proprio tabù rispetto alla messa in discussione dell’euro e soprattutto rispetto alla rivendicazione del concetto di sovranità nazionale.

Noi del Partito Umanista già nel 1999 denunciavamo i pericoli di un Euro costruito in questo modo e il fatto che in queste condizioni sarebbe stato meglio non entrarvi.

Nel 2013 abbiamo ricominciato a esprimerci con forza su questi temi e in seguito a un importante convegno dell’inizio del 2014 intitolato “Oltre L’Euro. La sinistra la crisi e l’alternativa” a cui parteciparono molti attivisti ed importanti intellettuali italiani siamo stati tra i fondatori del coordinamento della Sinistra contro l’euro.

Forum di assisi (estate 2014) – contatti internazionali (il secondo forum fu fatto proprio quest’anno ad Atene).

Si tratta di posizioni che fino a pochissimo tempo sono rimaste fortemente minoritarie e criticate in ambito italiano…

La Sinistra italiana ha lasciato per lungo tempo questi temi alla destra, come se non fosse possibile, un’uscita dall’euro e dall’unione europea “da sinistra”.

Ma nel muro della Sinistra “Eurista senza se e senza ma” in questi mesi si sta finalmente aprendo una breccia. Per esempio con le posizioni pur spesso un po’ ambigue di Stefano Fassina e soprattutto con campagne come “Eurostop” che finalmente coinvolgono parte della “sinistra radicale mainstream” anche se permane il tabu della sovranità di livello nazionale.

In ogni caso la consapevolezza della popolazione su questi temi sta aumentando ogni giorno e ci si sta focalizzando sempre di più sul fatto che è in corso un attacco all’assetto costituzionale Italiano rispetto ai diritti fondamentali conquistati dal dopoguerra in poi.

Tornando al tema che mi è stato assegnato elenco brevemente quella che può essere una politica monetaria alternativa per l’Italia ma non solo:

Se un paese pesante sia a livello economico che geopolitico come l’Italia prendesse coscienza di tutto questo, con la sua uscita dall’euro e dai trattati dell’Unione Europea potrebbe catalizzare un processo di uscita di altri paesi mediterranei. Non potrà avvenire in modo perfettamente simultaneo, ma sarà la somma di atti di uscita unilaterale, creando sì – subito dopo – un blocco regionale convergente, non necessariamente dotato da subito di una moneta comune. Ovviamente lo stesso processo potrebbe avvenire a partire anche dall’uscita di un altro paese (soprattutto la Spagna, ma anche la Grecia e il Portogallo).

La dimensione economica e geopolitica Italiana però in questo caso potrebbe fare la differenza.

Bisognerebbe praticare l’uscita dall’euro associandovi, soprattutto nella prima fase ma ovviamente anche in seguito, politiche volte alla salvaguardia delle fasce più deboli, adeguare i redditi da lavoro indicizzandoli rispetto all’inflazione, ossia quel meccanismo che un tempo in Italia si chiamava “Scala mobile”, in modo da limitare l’impatto iniziale dell’inflazione – che comunque, secondo moltissimi economisti, non raggiungerebbe certo i livelli stratosferici annunciati dagli oppositori all’uscita dall’euro – controllo dei flussi di capitale, politiche economiche volte al raggiungimento della piena occupazione, nazionalizzazione del sistema bancario, alcune altre nazionalizzazioni…). Potrebbe essere anche opportuna una moratoria sul debito pubblico, anche se, a differenza di gran parte del debito greco, il debito pubblico dell’Italia è quasi totalmente sotto lex monetae [7] nazionale, il che vuol dire che in caso di uscita verrebbe automaticamente ridenominato nella nuova valuta nazionale. A quel punto la svalutazione competitiva che si opererebbe ne ristrutturerebbe in modo automatico una buona fetta. Il Regno Unito lo ha fatto di recente, senza produrre rappresaglie.

Proponiamo quindi un’uscita con “più Stato” e non con meno Stato, come dicono da noi in Italia Salvini, la Lega Nord e i loro alleati internazionali, sostenitori di un’uscita dall’euro fatta con una prospettiva politica di destra, con misure radicalmente opposte alle nostre. Vogliamo un’uscita accompagnata da forti politiche di redistribuzione della ricchezza e di sostegno all’apparato produttivo del paese. Così si farebbe un grande regalo anche alla Grecia perché si porrebbero le condizioni per ricostruire una possibile Europa Mediterranea dei popoli, basata su nuovi trattati scritti in tutto un altro modo e aperta alla partecipazione anche degli altri stati europei.

A differenza della Grecia, l’Italia è “too big to fail” come direbbero se fosse una banca. Per il sistema economico mondiale farci fallire sarebbe come tagliarsi la giugulare.

Io penso che l’unica vera alternativa che abbiamo sia quello di rivendicare le nostre Costituzioni, uscire prima possibile dall’Eurozona ultraliberista, riprenderci la nostra sovranità popolare a livello nazionale e costruire subito, insieme ad altri popoli, qualcosa di veramente solidale e convergente, basato sui principi delle Costituzioni e non su quelli di Wall Street.

1 http://www.thedailybell.com/news-analysis/3629/EUs-Prodi-Admits-Leaders-Knew-Euro-Would-Cause-Ruin-but-Hoped-Political-Union-Would-Follow/

One thought on “L’esperienza italiana nell’euro e una politica monetaria alternativa

  1. d’accordo in linea generale su quasi tutto. Quello che a me sembra non sia per niente sottolineato e costituisce problema per i popoli, capire euro si euro no, europa si ecc. vanno quantizzati, secondo me il costo della moneta /debito, i costi delle cessioni di sovranità. faccio un esempio sull’euro: con due conti relativamente semplici ho calcolato che produrre un miliardo di euro più le spese stesse per la produzione,costa meno di 19 milioni. Quindi la moneta si stampa a costo ZERO, ci viene somministrata a richiesta attraverso le banche commerciali, (devono guadagnarci anche loro), in cambio di cambiali (titoli di stato), che dovranno essere onorati per il loro valore nominale più gli interessi maturati. Paghiamo miliardi per una merce che costa zero, Il nostro popolo non sa che, fonte istat eurostat, in un’apposito specchietto viene calcolata la sola spesa per interessi del nostro stato negli ultimi trenta anni fino al 2012 compreso in 3100 MLD di euro. per risalire ai capitali che hanno prodotto tale enormità si ottengono cifre di decine di MIGLIAIA di euro che abbiamo pagato rinnovando di volta in volta i nostri titoli di stato. Mi sembra pazzesco che l’occidente si presti a subire una così colossale truffa legalizzata. Va da se che uno stato che produca in proprio la moneta nazionale, non produce debito ne interessi passivi, A che titolo una banca privata deve arricchire gratuitamente sul nostro sudore e sangue? Non essendo soggetta a nessun tipo di controllo dai governi, è irreale pensare che all’occorrenza questi banchieri possano stampare in proprio a livello industriale? credo che se queste considerazioni fossero condivise e pubblicizzate i popoli saprebbero trarne le conclusioni. Attenzione io desidero una moneta stampata dal tesoro, che la nostra vecchia lira era comunque stampata dalla cosiddetta Banca d’Italia che comunque era in mano a privati e di buono, almeno aveva fino al patto Andreatta / Ciampi l’obbligo di fornire liquidità al tesoro a richiesta a tassi bassi, ma anch’essa pretendeva il ritorno del valore nominale dei capitali fabbricati a costo ZERO, per questo sia pur ridotto avevamo comunque un debito pubblico importante sulle spalle.

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