19 Marzo 2024

Come superare il peccato originale del capitalismo?

Gulliermo Sullings al  Bonn 2013 Global Media Forum
Guillermo Sullings al Bonn 2013 Global Media Forum
Nell’Argentina del 2000, nel pieno dei bombardamenti congiunti della finanza speculativa e dell’FMI, con la concausa della fragilità del vincolo con una moneta estera che lo Stato non poteva emettere, ovvero il dollaro, in diverse fabbriche i lavoratori per sopravvivere presero le aziende (fallite) dove lavoravano e le rimisero in funzione.

Anche diverse aziende italiane in fallimento, grazie all’azione nefasta delle assurde regole che disciplinano l’Euro (esattamente come fu il dollaro per l’Argentina, è una moneta che lo Stato Italiano non può emettere), sono state rilevate dai propri lavoratori.

Il recupero delle aziende, da parte dei lavoratori, è indubbiamente una risposta costruttiva e necessaria in una situazione di emergenza come quella in cui ci troviamo. Questa pratica anticipa un nuova sensibilità tra i lavoratori; ma non cambia le “regole del gioco” del sistema economico che continua risoluto ad emarginare aziende e famiglie…

Proprio nel 2000 ed esattamente in Argentina, usciva un libro dal titolo “Oltre il Capitalismo, Economia Mista” di Guillermo Sulligs, economista e attivista del Partito Umanista sin dalla sua fondazione (nel 1984). In questo testo si era cercato di plasmare un nuovo modello di società ed economia proveniente dall’ideale del Nuovo Umanesimo; con  una profonda ispirazione dalle idee contenute nel  libro “Lettere ai Miei Amici” di Silo. In seguito si riprendono questi temi vastissimi, in un altro libro pubblicato nel 1997 dal titolo “Introduzione all’economia del Nuovo Umanesimo” di José Collado Medina, Paola Parra e José Luis Montero de Burgos. In diversi di questi testi era già presente un modello di “Proprietà Partecipata dei Lavoratori”, nato anche dallo studio di varie esperienze fatte a riguardo in vari Stati.

Cosa intendiamo per “Proprietà Partecipata dei Lavoratori”?

Bisogna innanzi tutto riconsiderare il ruolo del lavoratore nell’impresa; il lavoratore è un elemento attivo, non è un semplicemente un costo, ma un essere umano che contribuisce al profitto, alla crescita dell’azienda, sia in termini di produzione che di proprietà della stessa. Ne consegue che al lavoratore in una certa misura debbano essere riconosciuti i propri diritti da parte degli imprenditori, così come gli imprenditori stessi debbono rivendicare propri diritti rispetto alla finanza.

Ma quali dovrebbero essere i diritti del lavoratore?

Oltre a un salario minimo che copra il fabbisogno famigliare, dovrebbero essere:

  • il diritto a percepire parte dei profitto dell’azienda,
  • quello di acquisire progressivamente parte della proprietà dell’azienda comperando quote di essa con parte del profitto che riceve
  • il potere di decisione sulle sorti dell’azienda.

Chiariamo subito: il capitalismo ha messo al margine tanto i lavoratori quanto gli imprenditori. Perché?

Perché la finanza, che è semplicemente un prodotto della contraddizione di fondo del capitalismo, ha preso il potere. La contraddizione di fondo del capitalismo è il processo di concentrazione della ricchezza in sempre meno mani, che in questa fase storica ha emarginato anche chi ha fatto imprenditoria.

Il capitalismo si basa sulla legge del Mercato ovvero la “legge della Giungla”. La legge del più forte! Per cui, assistiamo a migliaia di medie e piccole aziende che vengono fatte fallire; intanto le grosse multinazionali, colluse con il capitale finanziario, si espandono; evadono le tasse, si comprano le leggi, i governi, i terreni, l’acqua e perfino l’aria dei Paesi.

La radice della concentrazione della ricchezza è la distribuzione arbitraria dei guadagni e del potere di decisione nelle imprese.

“Il Mercato ha sempre ragione” urlano gli economisti ottusi ed imbevuti di ideologia neoliberista. È bene usare altre parole per capire cosa vogliono dire: questi economisti dicono che “la legge della Giungla è sempre valida”. Si sono solo scordati di aprire un dibattito su se gli Stati democratici e la società tutta abbiano voglia di vivere secondo questo principio della “legge della Giungla”. Ma questi pseudo economisti nominali lasciamoli perdere completamente: loro, proprio loro, che disprezzano tanto le “ideologie” hanno un approccio ideologico di tipo fideistico in cui non c’è spazio per i diritti umani; vogliono semplicemente l’abbandono programmato di milioni di esseri umani.

È evidentemente arrivato il momento che imprenditori e lavoratori si uniscano!

Imprenditori e lavoratori hanno bisogno di superare il modello capitalista per continuare ad esistere e crescere, altrimenti avremo una situazione con milioni di “schiavi moderni” e pochi regnanti (i maggiori azionisti di enormi corporazioni internazionali) in cui lavoratori ed imprenditori non conteranno più nulla. (Sembra la trama del recente film Elysium non è vero?)

La Proprietà Partecipata dei Lavoratori è una via maestra per voltare pagina dopo la decadenza del capitalismo, che si era mascherato da socialdemocrazia per cercare di sopravvivere. Ma che ora, avendo tradito insistentemente e globalmente le promesse di prosperità e benessere per tutti, si è tolto la maschera, come afferma il premio nobel Krugman. Penso sia chiaro per tutti che ormai rimane solamente il capitalismo dal volto dis-umano!

Supportare le piccole e medie aziende e limitare le multinazionali.

Nel progetto della Legge sulla PPL è previsto che lo Stato garantisca il salario minimo alle aziende medio-piccole che sono in difficoltà ad erogarlo; così come lo Stato dovrà tassare maggiormente le multinazionali, che solitamente hanno grossi margini, per varie condizioni di favore che traggono dalla propria posizione di potere. Lo Stato dovrà imporre loro di non di alzare i prezzi come conseguenza della maggiore tassazione, obbligandole quindi a ridurre i loro enormi profitti, che lo Stato con la tassazione ridistribuirà.

Nel sistema socio-economico chiamato “Economia Mista del Nuovo Umanesimo” la “Proprietà Partecipata dei Lavoratori” (PPL) si armonizza con una nuova forma di Stato (nel libro di Sullings viene chiamata “Stato Coordinatore”) che è essenzialmente decentrato e che funziona con la Democrazia Reale (ovvero l’armonizzazione di Democrazia Rappresentativa e Diretta)

Con la PPL il profitto viene distribuito tra azionisti, proprietari e lavoratori, in proporzioni da definire in relazione anche al settore in cui opera l’azienda. Gli azionisti, i proprietari, i dirigenti ed i manager dovranno ricevere un compenso massimo che sarà pari ad un moltiplicatore (5 volte per esempio) del salario minimo, se l’azienda è in attivo accederanno a parte del profitto, altrimenti al “solo” loro compenso. Questo è un grosso incentivo per fare in modo che siano realmente produttivi anche gli azionisti, i proprietari ed i manager.

Ogni azienda dovrà accantonare in un Fondo di Riserva parte del profitto (ad esempio un minimo del 20% ) utile per affrontare momenti di difficoltà e per reinvestire nell’ampliare produzione e posti di lavoro.

I lavoratori, indipendentemente dalla percentuale di proprietà dell’azienda che avranno acquisito, dovranno avere potere di voto determinante sulle decisioni imprenditoriali (per esempio almeno il 33%) e comunque potranno chiedere l’intervento del ministero del lavoro nel caso l’azienda andasse contro gli interessi dei lavoratori.

Ne consegue che in periodi di crisi le aziende a PPL non taglieranno il personale come primo riadattamento, ma diminuiranno la distribuzione dei profitti sino ad azzerarli, se questo non bastasse accederanno al Fondo di Riserva e, se neanche questo non fosse sufficiente, chiederanno l’intervento dello Stato che compenserà per garantire il salario minimo oltre ad indirizzare la produzione aziendale verso i settori considerati prioritari per il benessere del Paese o risultanti dagli studi di settore, in modo da minimizzare il rischio di impresa. Lo Stato Coordinatore cerca quindi anche di ottimizzare l’incontro della domanda con l’offerta.

È evidente che stiamo aggiungendo alla Proprietà Privata, l’esistenza della Proprietà Sociale: la ricchezza e le proprietà generata in un’azienda dovranno essere, in buona sostanza, di proprietà anche di tutti i lavoratori che hanno contribuito alla formazione di quella realtà. Per questa ragione anche l’accumulazione delle immense eredità delle dinastie, solo nelle mani dei discendenti, è da superare, facendo in modo che in parte sia anche di Proprietà Sociale.

Siamo ormai giunti al fallimento del mito economico neo-liberista, ed essendo già crollato quello socialista, è necessario condividere nuove strade sociali, economiche e politiche, compresa quella di una Proprietà Partecipata dei Lavoratori, che si appoggi ad un modello di un nuovo Stato decentrato e Coordinatore gestito in una Democrazia Reale.

Il capitalismo incentiva il tropismo di guadagno di pochi, i capitalisti, e disincentiva quello di molti, i lavoratori, quindi è inefficiente fin dalla sua concezione.

Il capitalismo nelle grandi imprese, multinazionali e banche opera come disincentivo all’investimento produttivo, perché i grandi capitali si orientano verso la speculazione finanziaria o l’acquisto di imprese che già funzionano, piuttosto che crearne di nuove.

Con la PPL i lavoratori avrebbero potere di voto nel consiglio direttivo e potrebbero evitare lo spostamento o la vendita dell’azienda, i licenziamenti, e potrebbero di diritto partecipare nella proprietà della stessa. Se l’azienda fosse di proprietà estera, i lavoratori con il reinvestimento del reddito nella proprietà dell’azienda,  di fatto farebbero ritornare parte della proprietà in mano al Paese che la ospita.

Se i progressi tecnologici ci permettono di produrre senza lavoro umano, bene che ne godano tutti con più tempo libero e con la soddisfazione delle necessità di ciascuno, invece dell’attuale “pochi arricchiti e molti emarginati”; questo sarà possibile con la Proprietà Partecipata dei Lavoratori.

Credo che sia grande l’urgenza di unire diverse forze e sindacati che si rendono conto che la lotta attuale è quella di fare avere al lavoratore il diritto al profitto, alla proprietà dell’azienda ed avere accesso al potere di decisione.
Credo sia di grande urgenza elaborare insieme una proposta di Legge sulla “Proprietà Partecipata dei Lavoratori” e farla approvare al più presto, per riaprire il futuro; per questo invito ad un incontro comune tutte le forze e le associazioni che iniziano ad intuire l’importanza di questi temi, per muoverci insieme, per attuare in Italia una legge di “Proprietà Partecipata dei Lavoratori”.

Per la correzione di questo mio articolo devo ringraziare Valerio Colombo, questo articolo è stato pubblicato su BottegaPartigiana a fine Settembre di questo anno.

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